Tentata violenza privata in concorso, minaccia ed ingiuria continuata: tutti assolti perché il fatto non è previsto dalla Legge come reato
Lo Studio Legale AMP ha ottenuto presso il la Corte di Appello di Napoli, per quattro suoi assistiti, una sentenza di assoluzione perchè il fatto non è previsto dalla legge come reato.
La vicenda aveva visto gli assistiti dello studio inizialmente condannati in primo grado a pene comprese tra i sei e i sette mesi di reclusione.
Le contestazioni di violenza privata e minaccia
La vicenda, come detto, ha riguardato quattro persone, imputate in concorso
“…del reato 110, 56, 610 cpv. c.p. perché agendo tutti in concorso e riunione tra loro… minacciavano i coniugi […] compiendo atti idonei ed univocamente diretti a costringere i coniugi predetti a non proseguire i lavori di riparazione di alcune tubature interrate sotto un vialetto privato in uso alla famiglia”
“…del reato di cui agli artt. 81, 110, 612 e 594 C.p. perché agendo tutti in concorso e riunione tra lor, minacciavano e offendevano…”
Questi i reati contestati, per i quali in primo grado erano stati già condannati a pene che andavano dai sei ai sette mesi di reclusione.
Oltre alla condanna il Giudice aveva stabilito un risarcimento in favore della parte civile costituita, oltre al pagamento delle spese legali.
Insomma, un processo di primo grado conclusosi negativamente.
La strategia difensiva in sede di appello per i reati di violenza privata e minaccia
I professionisti dello Studio legale AMP, dopo aver analizzato le risultanze processuali, hanno compreso che la sentenza di Primo Grado presentava delle lacune censurabili.
Nonostante le contraddizioni probatorie fossero già emerse nel corso dell’istruttoria dibattimentale, la difesa ha inteso motivare che:
- la violenza privata non sussisteva perché mancante degli elementi oggettivi: prospettazione di un male futuro o prossimo; idoneità della minaccia tale da indurre la vittima a “fare, tollerare od omettere”; effettiva potenzialità coattiva della minaccia; limitazione della libertà di autodeterminazione;
- l’impianto motivazionale era fondato solo sulle dichiarazioni delle persone offese, senza che su queste fosse operato il vaglio di attendibilità richiesto dalla Legge;
- i fatti contestati sarebbero riconducibili ad altre fattispecie di reato, per le quali comunque non si sarebbe raggiunta l’evidenza probatoria.
La decisione della Corte di Appello: assolto
La Corte d’Appello, grazie al lavoro dello Studio Legale AMP, ha ritenuto che vi fossero i presupposti per mandare assolti tutti i nostri assistiti.
La scelta degli imputati di affidarsi allo Studio AMP ha dato la possibilità di approfondire gli elementi raccolti tramite un atto di appello efficace.
La decisione del Giudice di primo grado è stata scalfita dalla strategia difensiva adottata.
Motivo per cui la Corte ha assolto i nostri assistiti “perché il fatto non è previsto dalla legge come reato”.
Ben pianificata, la strategia difensiva dello Studio AMP tesa a dimostrare come non sussistesse, nel caso di specie, nessuno degli elementi costitutivi dei delitti contestati.
I professionisti hanno fissato, già nel corso del Primo Grado, dei punti volti a dimostrare la debolezza dell’accusa, ottenendo in Appello l’assoluzione di tutti i loro assistiti.
Gli avvocati dello studio legale AMP non scelgono la soluzione più semplice, ma quella che tuteli efficacemente gli interessi dei loro assistiti.
Lo Studio Legale AMP, grazie alla comprovata esperienza dei suoi avvocati, altamente specializzati nelle tematiche riguardanti i reati contro la persona, è riuscito così ad ottenere una sentenza di assoluzione.
Se avete un problema di questo tipo potete contattarci: cercheremo di risolverlo insieme, preparando la miglior difesa possibile.
Leggi qui la sentenza di assoluzione.
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