Intestazione fittizia e porzione del sequestro: la stretta della Cassazione

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Se delle somme di denaro o dei beni vengono fittiziamente trasferiti a dei soggetti terzi si commette il reato previsto dall’art. 512 bis c.p. e si può subire un sequestro.

Ma come si commette il reato?

Non tutti i trasferimenti di proprietà comportano l’integrazione dell’illecito penale.

Sono penalmente rilevanti solo quelle condotte che si prefiggono l’obiettivo di cedere falsamente la titolarità di un determinato bene ad un terzo estraneo, rimanendone però il reale titolare.

La Corte stabilisce che per accertare l’esistenza del fittizio rapporto debbano esserci delle prove solide.

Queste dovranno emergere dall’analisi dei seguenti elementi:

– il contenuto essenziale del contratto societario
– la ripartizione di spese ed utili, con la specificazione del quantum di utili intestati fittiziamente
– la qualificazione del conferimento apportato alla società fittizia
– l’ingerenza concreta dei soci di fatto, rispetto alla gestione della società apparente

Oltre alla condotta, assume certamente rilevanza la volontà del soggetto agente di perseguire una finalità illecita, tra cui:

  1. evitare l’applicazione della confisca
  2. scongiurare gli altri mezzi di prevenzione
    patrimoniale
  3. agevolare la commissione del delitto di
    ricettazione
  4. commettere il reato di riciclaggio oppure
    autoriciclaggio

Quindi, l’autore del reato vuole intenzionalmente creare una situazione di apparenza: formalmente il bene appartiene a terzi, ma la gestione rimarrà
in capo a lui. Questa consapevolezza si traduce con l’istituto del dolo specifico.

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Quali sono le conseguenze del reato?

I Giudici di Piazza Cavour hanno sottolineato come:

per disporre un sequestro preventivo, una volta accertata l’integrazione del reato di cui all’art. 512 bis c.p., sia comunque necessario verificare il nesso di pertinenzialità tra le res ed il reato, nonché valutare la sussistenza delle esigenze cautelari”.

La valutazione del Giudice deve essere però effettiva. Vi è l’obbligo di svolgere un giudizio prognostico più approfondito per poter giustificare l’adozione di una misura così afflittiva per le società.

Il sequestro preventivo deve basarsi sull’analisi della concretezza degli indizi di reato, senza però sfociare in un giudizio di sussistenza dei “gravi indizi di colpevolezza”.

Le misure cautelari si connotano infatti di una funzione strumentale e prodromica. Esse hanno il fine di assicurare una successiva pronuncia di merito il più possibile rispondente a “giustizia”, quindi non inquinata.

Il sequestro preventivo è quindi strumentale al buon esito del procedimento ed all’accertamento della penale responsabilità, poiché è idoneo ad evitare che il trascorrere del tempo possa pregiudicare l’effettività della giurisdizione.

Ciò che la Cassazione intende evitare è una compressione quasi automatica del diritto di proprietà e di libera iniziativa economica. Pur non essendo in gioco diritti fondamentali quali la libertà personale.

Spetta al Giudice vagliare in modo approfondito le prove fornite della Pubblica Accusa, volte a far soccombere il diritto di proprietà. Questo per poter applicare il sequestro entro i limiti costituzionali e le garanzie del processo penale.

Nel caso in cui sia stato disposto un provvedimento di sequestro è necessario consultare un avvocato per capire se è stato tutelato il diritto alla proprietà.

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