Come proteggersi dal Body shaming?

Come proteggersi dal Body shaming?

Billie Eilish, Ashley Graham, Vanessa Encontrada, Emma Marrone, Selena Gomez, Adele, Katie Holmes, Beyoncé, Katy Perry sono tra le star che si sono schierate contro il c.d. “body shaming”, tra le paladine che hanno deciso di non essere giudicate per il proprio aspetto fisico.. e scoprirsi. 

Mostrare, quindi, le proprie imperfezioni (cellulite, smagliature, rotolini, seni piccoli o rilassati, braccia grosse, brufoli, calvizie etc) perché sì, anche le star, lontano dai filtri di Instagram e da Photoshop ne hanno.

Ma cosa è il Body Shaming?

Il vocabolario Treccani, nel 2018, lo indica come neologismoil fatto di deridere qualcuno per il suo aspetto fisico.

Eppure questo è un fenomeno che sembra esistere da sempre. Chi, infatti non è mai stato deriso, a scuola, ad esempio, per il proprio aspetto?

Derisione che può diventare qualcosa di ben più grave quando ha una cassa di risonanza maggiore e viaggia sotto forma di commenti sui social, si moltiplica e diffonde in tutto il mondo e può sfociare persino in reato (se vuoi sapere cosa è un reato clicca qui).

Prima di Instagram e Facebook ad esempio era difficile che un ragazzo potesse vedere la propria compagna di classe in costume. La rete poi ingigantisce anche il body shaming meno evidente e più sottile, come un giudizio negativo su un semplice cambio di look (“Stavi meglio con i capelli lunghi”).

Quali reati puoi commettere se pratichi body shaming?

La derisione, che può riguardare tanto il genere maschile quanto quello femminile, soprattutto in età adolescenziale, presa singolarmente potrebbe non essere idonea a qualificarsi come illecito penale.

Lo può diventare però quando tale condotta integra elementi tipici di alcune fattispecie di reato, quali la diffamazione, lo stalking o il cyberbullismo.

  1. La diffamazione consiste nel ledere la reputazione di una persona attraverso offese pubbliche e commenti irriguardosi detti in assenza della vittima e giunti a conoscenza di almeno due persone. 

Se gli insulti sull’aspetto fisico sono fatti attraverso l’uso dei social network, la diffamazione sarà aggravata.
La giurisprudenza ha affermato che: la diffusione di un messaggio diffamatorio attraverso l’uso di una bacheca “facebook” integra un’ipotesi di diffamazione aggravata ai sensi dell’art. 595 c.p., comma 3, poichè la diffusione di un messaggio ha potenzialmente la capacità di raggiungere un numero indeterminato di persone (Sez. 1, n. 24431 del 28/04/2015).
In questo modo il body shaming assume la forma di diffamazione aggravata, da cui ne consegue la pena della reclusione da sei mesi a tre anni, oppure la multa non inferiore ad euro 516.

  1. Al contrario, il reato di stalking si configura nel momento in cui si deride con condotte reiterate nel tempo e idonee a creare nella vittima uno stato di ansia o di paura persistente e tale da far ravvisare la necessità di cambiare il proprio stile di vita.
  1. Inoltre, si evidenzia che il body shaming essendo per lo più diffuso tra i giovani e in ambito scolastico è suscettibile di sfociare non solo nella più tradizionale forma di “bullismo”, che a seconda delle modalità con cui le aggressioni si verificano integra diverse tipologie di reato traducibili in “minacce” “lesioni personali”, “molestia o disturbo alle persone”,  e nelle ipotesi di maggiore gravità “istigazione al suicidio”, ma anche e più frequentemente oggi, potrebbe configurare il c.d. “cyberbullismo”.

In questo caso sarà possibile ricorrere alla L. 71/2017 “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo”, i cui strumenti di difesa prevedono la possibilità di: 

  • chiedere al gestore del sito internet o del social media un’istanza per l’oscuramentola rimozione o il blocco di qualsiasi altro dato personale del minore, diffuso nella rete internet sui quali avviene il body shaming;
  • predisporre un reclamo al Garante per la privacy;
  • segnalare il fenomeno ai genitori del cyberbullo;
  • avanzare richiesta di ammonimento al questore, nell’ipotesi in cui il body shaming integri gli elementi propri di una fattispecie penale.

Cosa fare sul piano legale.

Recentemente ci siamo proprio occupati di un grave episodio di body shaming commesso nei confronti di una nostra assistita, Chiara (nome convenzionale), che è stata oggetto di contenuti denigratori sul proprio profilo social. 

Abbiamo quindi predisposto un atto di denuncia querela, chiedendo alla competente Procura della Repubblica di accertare la commissione del reato di diffamazione.

Contestualmente, ci siamo occupati di chiedere la cancellazione dei commenti offensivi alla piattaforma social di riferimento (ad esempio FacebookInstagram o TikTok) affinché la sua diffusione e la condivisione dei commenti potesse essere bloccata il prima possibile, attraverso la rimozione del contenuto dannoso.          

Se hai bisogno di approfondire la tematica del nostro articolo, se pensi di essere vittima di body shaming o vuoi semplicemente comprendere la rilevanza penale di comportamenti che hai subito o compiuto non esitare a contattarci.