Consigliere senza delega: responsabilitá penale

Responsabilità penale del consigliere senza delega per le delibere del Consiglio di Amministrazione

Il caso riguarda il sequestro preventivo disposto nei confronti di un membro del C.d.A. di una società per azioni, indagato in concorso per il reato di utilizzo di fatture per operazioni inesistenti (“fatture false”) ai sensi dell’art. 2 D. Lgs. n. 74/2000.

Cosa accade infatti quando manca la delega?

La difesa del ricorrente ha impugnato il provvedimento di sequestro, confermato dal Tribunale del Riesame, evidenziando la mancanza di deleghe e quindi l’impossibilità di contestare il concorso nel reato. 

Invero, la tesi difensiva si basava sulla impossibilità di contestare al consigliere del C.d.A. senza deleghe, alcun tipo di reato, senza che vi fossero elementi dimostrativi della conoscenza, o conoscibilità, del reato commesso da altri. 

Il nuovo art. 2392 c.c. e l’obbligo di vigilanza del consigliere

L’art. 2392 c.c., ad oggi, secondo la tesi difensiva, non prevede più in capo ai componenti senza deleghe del Consiglio di Amministrazione un generale obbligo di vigilanza sull’andamento della gestione.

La Corte di Cassazione ha ritenuto di non accogliere tale tesi difensiva ma ha comunque offerto alcuni spunti interessanti, sicuramente utili al fine di evitare la commissione di analoghi reati, in materia di responsabilità dei componenti del Consiglio di Amministrazione.

La Cassazione (sentenza n. 11087 del 22 marzo 2022), infatti, ha affermato che in assenza di deleghe in capo ai componenti del Consiglio di Amministrazione di una società deve ritenersi gravante su tutti i consiglieri la responsabilità per gli illeciti deliberati o posti essere dal C.d.A. .

Il consigliere senza deleghe e la responsabilitá penale

L’analisi della Suprema Corte si incentra, in particolare, sulle ipotesi in cui il Consiglio di Amministrazione operi con o senza deleghe.

L’articolo 2392 c.c. regola la posizione di garanzia degli amministratori all’interno delle S.p.A. disponendo che questi sono “solidalmente responsabili verso la società dei danni derivanti dall’inosservanza dei doveri loro imposti dalla legge o dallo statuto, a meno che non si tratti di attribuzioni proprie o del comitato esecutivo o attribuite in concreto ad uno o più di essi, così come ribadisce specificamente per il consiglio di amministrazione l’articolo 2381 c.c., comma 2”.

Quando l’atto non rientra nelle attribuzioni delegate al comitato esecutivo o taluno dei consiglieri che ne sono parte, tutti i componenti del Consiglio di Amministrazione rispondono degli illeciti deliberati dal C.d.A., anche se non sono decisi o compiuti da tutti i suoi componenti.

Gli illeciti compiuti possono riguardare esclusivamente la responsabilità dei consiglieri ad esse delegati quando siano state attribuite specifiche materie ad uno o più amministratori.

In tale seconda ipotesi, tuttavia, i consiglieri esenti da delega possono comunque essere ritenuti responsabili “per effetto della violazione dolosa o colposa del dovere di informazione che grava sui singoli amministratori”. 

L’art. 2381 c.p. e l’obbligo di informazione sulla gestione sociale

L’art. 2381 c.c. stabilisce, infatti, che grava sui componenti del Consiglio di Amministrazione l’obbligo di agire informati sulla gestione sociale.

Si impone, in presenza di segnali di allarme, l’onere di attivarsi per assumere ulteriori informazioni rispetto a quelle fornitegli dagli organi delegati, e di fare quanto nelle loro possibilità per impedire il compimento di atti pregiudizievoli o eliderne le conseguenze dannose.

Pertanto, in considerazione di quanto argomentato, la pronuncia ha concluso per l’applicabilità di tali principi anche nel caso in esame, confermando così il sequestro preventivo disposto.

La posizione di garanzia del consigliere

Sull’imputato viene quindi individuata una posizione di garanzia ex art. 2392 c.c.

Perché, investito al pari di ogni altro componente del Consiglio di Amministrazione dei compiti di amministrazione diretta, aveva uno specifico obbligo di vigilanza, quand’anche di fatto le determinazioni sugli obblighi tributari non fossero state da costui direttamente assunte”.

Questa pronuncia (clicca qui per scaricare la sentenza) dimostra come la consulenza preventiva fornita da professionisti che conoscono la materia dei reati societari possa essere decisiva per evitare situazioni pregiudizievoli di natura penale.

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Avv. Fabio Ambrosio, Dott.ssa Giulia Danesi