Milano: l’inchiesta in tema di lottizzazione abusiva che rischia di paralizzare la città
Una prima risposta dalla Cassazione
Il cammino della rigenerazione urbana di Milano ha subito un brusco arresto negli ultimi mesi.
Abbiamo già avuto modo di affrontare la battuta d’arresto subita dal mondo dell’edilizia a fronte dell’indagine condotta dalla Procura del capoluogo lombardo.
L’ipotesi è quella di una presunta lottizzazione abusiva che vede coinvolto anche il Comune.
Secondo gli inquirenti, l’Ufficio avrebbe deliberatamente ignorato una legge statale in favore di una legge regionale e comunale, violando principi inderogabili a tutela del pubblico interesse (https://www.studiolegaleamp.com/blog/milano-e-lottizzazione-abusiva/).
Il reato di lottizzazione abusiva e l’impatto paralizzante sullo sviluppo urbano di Milano
La vicenda è certamente complessa e potrebbe rappresentare un potenziale terremoto per la politica di sviluppo della metropoli.
Il reato di lottizzazione abusiva (art. 30 D.P.R. 380/200) sanziona la realizzazione di opere che comportino una trasformazione urbanistica o edilizia in violazione delle normative vigenti.
La condotta illecita sanzionata dalla norma richiede:
- inizio di opere che comportino una trasformazione urbanistica o edilizia del terreno;
- violazione delle prescrizioni degli strumenti urbanistici vigenti o adottati, o comunque stabilite dalle leggi statali o regionali;
- realizzazione delle opere in assenza della prescritta autorizzazione.
Le indagini della Procura non hanno ad oggetto una semplice valutazione di conformità delle opere edilizie rispetto alle normative vigenti.
Alla base delle vicenda c’è infatti il rapporto di fiducia fondamentale tra cittadini, operatori immobiliari, investitori e l’intera comunità nei confronti dell’operato della Pubblica Amministrazione.
Operazioni di natura immobiliare sono oggi sotto la lente di ingrandimento della Procura successivamente al rilascio del titolo edilizio, senza che sia stata riconosciuta alcuna irregolarità nell’intervento a causa di rappresentazioni ingannevoli, omissioni o negligenze da parte dei professionisti e degli operatori del settore.
Un primo intervento
Una prima indicazione per cercare di ottenere un po’ di chiarezza su un tema così delicato è arrivata dalla Cassazione rispetto alla vicenda di piazza Aspromonte.
È stata infatti stabilita la legittimità di quel cantiere, dal momento che per il Comune quell’area non era definibile come “cortile”, e dunque non era soggetta alle rigide regole collegate al possibile aumento delle cubature.
La Suprema Corte ha respinto i ricorsi volti ad ottenere il sequestro dell’area.
Sembrerebbe quindi avallata la tesi contenuta nell’ordinanza del Tribunale del Riesame del 30.06.2023, secondo cui il provvedimento del Comune “non è una iniziativa compiacente rispetto agli interessi dei costruttori” bensì “il tentativo di offrire al cittadino e agli organi deputati alla gestione dell’edilizia parametri trasparenti”.
L’istruttoria del Comune di Milano è stata quindi legittimata, anche se si tratta semplicemente del primo capitolo dell’intricata, e potenzialmente esplosiva, vicenda collegata alle politiche di sviluppo del capoluogo lombardo.
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