Fatture operazioni inesistenti: assolto

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Emissione di fatture per operazioni inesistenti: assolto perché il fatto non costituisce reato

Lo Studio Legale AMP ha ottenuto al Tribunale di Milano, per l’accusa di emissione di fatture per operazioni inesistenti, una sentenza di assoluzione perché il fatto non costituisce reato.

La vicenda ha riguardato una società che avrebbe emesso le fatture al solo fine di evadere le imposte per centinaia di migliaia di euro. Il  nostro assistito è stato posto sotto processo con una grave accusa:

“…per il delitto previsto e punito dagli artt. 81 cpv cp e art. 8 DLgs 74/2000 perché in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, quale amministratore della società […] al fine di consentire a terzi l’evasione delle imposte sui redditi e/o sul valore aggiunto, emettevano o comunque rilasciavano fatture per operazioni inesistenti nei confronti della società […] per un ammontare complessivo di euro 3.548.230,6, ed IVA pari ad euro 709.294,13″ 

Il reato di evasione delle imposte sui redditi e/o sul valore aggiunto, mediante l’emissione di fatture per operazioni inesistenti è previsto e punito dall’art. 8, D.lgs. n. 74/2000, che statuisce:

“1. E’ punito con la reclusione da quattro a otto anni chiunque, al fine di consentire a terzi l’evasione delle imposte sui redditi o sul valore aggiunto, emette o rilascia fatture o altri documenti per operazioni inesistenti.

Ai fini dell’applicazione della disposizione prevista dal comma 1, l’emissione o il rilascio di più fatture o documenti per operazioni inesistenti nel corso del medesimo periodo di imposta si considera come un solo reato.

2-bis. Se l’importo non rispondente al vero indicato nelle fatture o nei documenti, per periodo d’imposta, è inferiore a euro 100.000, si applica la reclusione da un anno e sei mesi a sei anni”.

Tale fattispecie è una di quelle punite più severamente fra quelle del sistema penale tributario, anche volendo considerare che il reato di dichiarazione fraudolenta  ex art. 8 D.lgs. n. 74/2000  è a consumazione istantanea, e si realizza nel momento della emissione della fattura, cristallizzando il momento della condotta delittuosa.

L’impianto accusatorio e la strategia difensiva per il reato di emissione di fatture per operazioni inesistenti

I professionisti del nostro Studio, dopo aver accuratamente analizzato tutti i documenti relativi all’attività di indagine (CNR e PVC), hanno compreso che l’accusa, apparentemente granitica, aveva lacune.

L’ipotesi accusatoria, prendeva le mosse da questi dati, tutti suggestivi di inconsistenza imprenditoriale:

  • descrizione generica delle prestazioni fatturate
  • effettiva operatività dell’emittente le fatture
  • sedi e beni strumentali assenti o comunque non disponibili
  • assenza di lavoratori subordinati alle dipendenze della ditta

La scelta di procedere con il rito ordinario, per avere la possibilità di analizzare tutte le prove e di sentire i testimoni, ha premiato la tenacia della difesa.

Nel processo di primo grado, tutti gli elementi portati a sostegno dell’accusa sono stati scalfiti dalla strategia difensiva adottata, riuscendo gli avvocati dello Studio a dimostrare l’infondatezza delle accuse, ottenendo così la piena assoluzione.

Fondamentale è stato dimostrare l’estraneità alle condotte contestate: le condotte erano state poste da un’altra persona.

Successivamente, nel percorso processuale, evidenziare come l’elemento soggettivo della condotta contestata al nostro cliente fosse del tutto insussistente è stato centrale.

Difatti, il nostro assistito resosi conto dei delitti ha sporto denuncia querela contro colui che fino a quel momento lo aveva raggirato.

Costruito il quadro probatorio, il Tribunale ha accolto la testi difensiva: il nostro assistito non era consapevole degli obblighi e delle responsabilità connesse alla carica che ricopriva.  

Il ruolo di amministratore di fatto e di autore delle condotte illecite era riferibile al soggetto denunciato dal nostro cliente, soggetto per il quale il Giudice, al termine del processo, ha poi disposto la trasmissione degli atti alla Procura.

In Sentenza difatti si legge: “Visto l’art. 530 c.p.p. ASSOLVE xxxx, xxxx dal reato a lui ascritto, perché il fatto non costituisce reato”.

La strategia difensiva: assolto

Dalla CNR e dagli atti vi era tracciabilità delle somme erogate per pagare le fatture: somme che, successivamente, non sono tornate alla ditta emittente.

La strategia difensiva dello Studio era tesa a dimostrare come non sussistesse, nel caso di specie, nessuno degli elementi costitutivi del delitto contestato.

Uno studio dettagliato dell’attività svolta dalla Procura ha consentito di evidenziare le lacune tecniche idonee ad affermare la tesi difensiva.

I professionisti dello Studio hanno quindi fissato nel dibattimento dei punti volti a dimostrare l’insussistenza dell’impianto accusatorio, ottenendo la formula assolutoria piena.

La complessità delle accuse, la tipologia di reati e la possibilità di subire una severa condanna, avrebbero spinto a patteggiare.

Difendere col rito ordinario il cliente, affrontando tutto il complesso percorso dell’istruttoria dibattimentale, si è invece rivelata la scelta migliore possibile.

Perché scegliere lo Studio legale AMP

I legali del nostro Studio non scelgono mai la soluzione più semplice ma quella che tutela efficacemente gli interessi dei nostri assistiti.

Lo Studio Legale AMP, grazie all’esperienza dei suoi avvocati, specializzati nei reati fiscali, è riuscito così ad ottenere una sentenza di assoluzione.

Se avete un problema di questo tipo potete contattarci: cercheremo di risolverlo insieme, preparando la miglior difesa possibile.

Leggi qui la sentenza di assoluzione

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