Dichiarazione infedele: cos’è, quali sanzioni, quando è reato
In questo articolo parliamo di dichiarazione infedele, cos’è, quali sono le sanzioni, quando è reato e come sanare la dichiarazione.
Cos’è la dichiarazione infedele?
La dichiarazione infedele è un delitto previsto e punito dal d.lgs. 10 marzo 2000 n. 74, Legge sui reati tributari, il quale all’art. 4 punisce “chiunque, al fine di evadere le imposte sui redditi o sul valore aggiunto, indica in una delle dichiarazioni annuali relative a dette imposte elementi attivi per un ammontare inferiore a quello effettivo od elementi passivi inesistenti”.
Pertanto, nello specifico, una dichiarazione infedele sussiste qualora sia presente almeno uno degli errori previsti dalla norma, cioè:
- indicare di redditi più bassi di quelli effettivamente percepiti;
- riportare elementi passivi inesistenti.
In buona sostanza, la dichiarazione di infedele consiste nell’emettere una dichiarazione dei redditi non totalmente veritiera e che, soprattutto, indica un reddito più basso rispetto a quello reale ed effettivo al fine di poter pagare meno tasse.
Quando è reato e quali sanzioni sono previste?
La dichiarazione infedele è soggetta a sanzioni amministrative.
Le sanzioni previste sono di tipo pecuniario e variano dal 90% al 180% della maggiore imposta dovuta, vale a dire dell’importo debito in caso di dichiarazione dei redditi effettivamente percepiti, con un minimo di 200 euro.
Si aggiunge che le suddette sanzioni sono aumentate della metà se il contribuente ha utilizzato documentazione falsa o ha documentato in maniera fraudolenta situazioni inesistenti.
Ma vi è di più. Qualora vengano occultati redditi prodotti all’estero, la sanzione minima è aumenta di un terzo, quindi la percentuale di partenza diventa del 120% dell’imposta evasa.
Quando è reato la dichiarazione infedele?
La norma ritiene configurato il reato ivi previsto quando congiuntamente:
- l’imposta evasa è superiore, con riferimento a taluna delle singole imposte, a euro 100.00,00;
- l’ammontare complessivo degli elementi attivi sottratti all’imposizione, anche mediante indicazione di elementi passivi inesistenti, è superiore al dieci per cento dell’ammontare complessivo degli elementi attivi indicati in dichiarazione, o, comunque, è superiore a euro due milioni.
La dichiarazione infedele può essere eseguita con dolo, vale a dire con l’intenzione di frodare lo Stato, ma altresì a causa di negligenza considerata la complessità della compilazione della dichiarazione dei redditi.
La pena prevista per il reato oggetto di disamina è la reclusione da un minimo di due anni a un massimo di 4 anni e sei mesi.
Sanare la dichiarazione infedele è possibile?
Sussiste la possibilità di sanare la dichiarazione infedele, soprattutto ove risulti essere conseguenza di meri errori dichiarativi.
Per porvi rimedio vi sono due possibili soluzioni:
- la dichiarazione integrativa, con la quale si comunicano all’Agenzia delle Entrate i redditi non dichiarati in precedenza nella sede opportuna. Tale dichiarazione deve essere presentata entro 90 giorni dalla scadenza del termine ordinario stabilito dalla legge per la dichiarazione dei redditi.
- il ravvedimento operoso, che consiste nel versamento delle somme dovute allo Stato. In particolare, tale istituto è volto a completare la regolarizzazione avvenuta con la dichiarazione integrativa. Provvedendo a tale versamento la dichiarazione infedele viene parzialmente sanata e ne consegue una riduzione della sanzione amministrativa.
Quando è evidente che si sia verificata una dichiarazione infedele il contribuente può autonomamente sanare la propria posizione usufruendo delle sanzioni ridotte con ravvedimento operoso.
Tuttavia appare rilevante sottolineare come si possa ricorrere al ravvedimento operoso, beneficiando della sanzione ridotta solo fino alla notifica dell’atto impositivo dell’Agenzia delle Entrate, vale a dire sino al momento in cui la violazione non sia ancora stata constatata.
Pertanto la dichiarazione infedele può essere sanata solo prima che avvengano le verifiche e le azioni volte ad accertare l’illecito.