L’attore ha vinto la causa contro la ex moglie, condannata per diffamazione. In Italia sarebbe andata così?
La vicenda che ha coinvolto Johnny Depp e Amber Heard
Processo Johnny Depp: diffamazione o calunnia? Mercoledì 1 giugno 2022 dopo 47 giorni di udienze, video e testimonianze, si è concluso il processo più mediatico degli ultimi tempi che ha visto coinvolti Johnny Depp e la ex moglie Amber Heard.
Dopo ben sei settimane in cui i protagonisti del breve matrimonio “degli orrori” si sono dilaniati a vicenda in aula raccontando particolari raccapriccianti del loro rapporto, costellato dall’abuso di alcol droghe e atti di violenza reciproca, i sette giurati del Tribunale di Fairfax, Virginia, hanno raggiunto l’unanimità condannando la Heard a versare all’ex marito la bellezza di 10,5 milioni di dollari di risarcimento per averlo diffamato su un articolo del “Washington Post”, nota testata giornalistica statunitense.
L’attore non era presente, perché trattenuto in Regno Unito per un impegno personale, l’ex moglie Amber Heard, invece, ha scelto di presenziare non riuscendo a trattenere le lacrime alla lettura del verdetto.
Molto diverse sono state le reazioni dei protagonisti della vicenda.
Sanno di liberazione le parole pronunciate dell’attore sui social: “La giuria mi ha restituito la vita, ha ripristinato la verità”.
Di tutt’altro tenore risultano le dichiarazioni dell’ex moglie, che ha espresso la sua delusione considerando la sua “una sconfitta per tutte le donne che denunciano una violenza”.
Il matrimonio burrascoso e i precedenti giudiziari
Il pirata più famoso dei Caraibi e la protagonista di Aquaman si erano conosciuti nel 2012 sul set del film “The Rum Diary” e, dopo tre anni di relazione, avevano deciso di sposarsi.
L’unione è ben presto naufragata.
Infatti, nel 2016, dopo neanche due anni di matrimonio, Amber Heard aveva chiesto il divorzio da Depp, lo aveva denunciato per violenze domestiche e aveva richiesto e poi ottenuto ordinanza restrittiva nei suoi confronti.
Il processo degli orrori e il trionfo di Johnny Depp
Ed eccoci all’ultimo capitolo della saga andato in scena dinanzi al Tribunale di Fairfax, che ha visto Depp trionfare sulla ex moglie.
Al centro della causa un articolo di giornale pubblicato sul “Washington Post” a firma di Amber Heard, in cui l’attrice aveva affermato, senza mai nominare l’ex marito, di aver subìto violenze domestiche da parte di Depp, definendosi “una figura pubblica che rappresenta la violenza domestica”.
Depp aveva dunque richiesto un risarcimento di 50 milioni di dollari al Tribunale della Virginia accusando la Heard di avergli rovinato la carriera.
Effettivamente in seguito alle ormai false accuse di violenza la Disney aveva escluso l’attore dalle riprese della saga dei “Pirati dei Caraibi”, di cui era indiscusso protagonista.
Secondo i giurati che hanno condannato la Heard la stessa ha agito con “dolo effettivo”, cioè ha accusato l’ex marito, sapendo di mentire, con l’unico scopo di arrecargli un danno.
Jhonny Depp ha fatto causa alla ex moglie Heard per il reato di diffamazione.
In Italia, si sarebbe configurato lo stesso reato?
In America, come detto, il processo ha avuto inizio l’11.04.2022 ed è durato 6 settimane, all’esito delle quali la giuria – composta da cinque uomini e due donne – ha condannato la Heard.
La ragione della sentenza è nell’actual malice (dolo effettivo). Cosa significa?
Che la Heard ha mentito consapevolmente sulle sue vicende matrimoniali, solo per danneggiare l’ex marito.
Amber Heard ha infatti accusato l’attore di aver commesso abusi domestici e le sue accuse diffamatorie e calunniatorie sono proseguite in aula.
Depp la avrebbe aggredita fisicamente e sessualmente in più occasioni.
Nel 2016 Amber Heard aveva chiesto il divorzio da Depp, lo aveva denunciato per violenze e aveva chiesto nei suoi confronti un’ordinanza restrittiva.
Dopo poco, la ex moglie di Depp aveva ritirato le accuse.
Durante il dibattimento sono però emersi vari episodi di violenze reciproci.
La sentenza però ha dato ragione a Depp, sostenendo che quei riferimenti nell’articolo fossero effettivamente diffamatori.
Ciò che è certo, è che il processo mediatico ha lasciato e lascerà un’impronta nel web e che, alla parola Deep, verrà spesso associata quella del processo.
Se vuoi sapere come cancellare notizie dal web, leggi il nostro articolo per sapere cos’è il diritto all’oblio.
Le accuse mosse da Amber Heard a Johnny Depp: i reati di maltrattamenti e violenza sessuale contestati a processo
Amber Heard ha accusato Johnny Depp di continue e perduranti violenze fisiche e psicologiche nel corso della loro relazione. Lo ha anche accusato di aggressioni sessuali.
Tutti reati molto gravi.
Il reato di violenza sessuale
In un nostro precedente articolo abbiamo analizzato il reato di violenza sessuale in rapporto agli atti osceni.
A tutela della libertà sessuale personale e della tutela dell’inviolabilità della persona l’articolo 609 bis c.p. punisce chi abusa sessualmente di una persona.
Il primo comma dell’articolo dispone: “Chiunque con violenza o minaccia o mediante abuso di autorità costringe taluno a compiere o subire atti sessuali è punito con la reclusione da sei a dodici anni.”
L’elemento caratterizzante il reato di violenza sessuale riguarda il consenso al rapporto sessuale.
Il Giudice deve infatti valutare se il consenso – inizialmente prestato – era presente per tutta la durata del rapporto.
Il reato di maltrattamenti in famiglia
Il reato di maltrattamenti in famiglia è previsto e punito dall’articolo 572 del codice penale.
Il suo scopo è quello di tutelare la salute e l’integrità psico-fisica di soggetti che appartengono a un contesto familiare.
Chiunque, fuori dei casi indicati nell’articolo precedente, maltratta una persona della famiglia o comunque convivente, o una persona sottoposta alla sua autorità o a lui affidata per ragioni di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia, o per l’esercizio di una professione o di un’arte, è punito con la reclusione da tre a sette anni.
Il reato di maltrattamenti può essere qualificato come reato complesso: cosa significa?
Significa che è costituito da una più condotte delittuose che, protratte nel tempo, provocano sofferenze fisiche e psicologiche alla persona maltrattata.
Tra gli atti indicatori di una condotta di maltrattamenti rientrano:
- ingiurie
- percosse
- minacce
- atti di umiliazione generica
- vessazioni
Le singole condotte acquistano rilevanza penale per effetto della loro reiterazione nel tempo.
Queste condotte assumono rilevanza nel loro complesso se protratte nei confronti:
- dei familiari
- dei conviventi
- di persona sottoposta alla sua autorità o a lui affidata per ragioni di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia.
Amber Heard condannata per diffamazione: “vince” Johnny Depp
Come detto, la giuria ha condannato l’attrice per il reato di diffamazione, perché ha mentito sulle vicende matrimoniali, consapevole di dire bugie solo per danneggiare la reputazione e l’immagine di Johnny Depp.
E in Italia quali sarebbero stati i reati contestati?
Il reato di diffamazione per il quale è stata condannata Amber Heard nel processo contro Johnny Depp
Nel nostro ordinamento, l’art. 595 del codice penale prevede che:
Chiunque, fuori dei casi indicati nell’articolo precedente, comunicando con più persone offende l’altrui reputazione, è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a 1.032 euro.
Se l’offesa consiste nell’attribuzione di un fatto determinato, la pena è della reclusione fino a due anni, ovvero della multa fino a 2.065 euro.
Se l’offesa è recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, ovvero in atto pubblico, la pena è della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa non inferiore a 516 euro.
Questo per tutelare l’onore, la reputazione e l’immagine di ogni persona.
Quando la condotta di un soggetto offende uno di questi ambiti personali, vi è un reato.
Attenzione: non ogni offesa è però riconducibile al reato.
Devono infatti sussistere diversi elementi:
- la comunicazione deve essere oggettivamente offensiva;
- il pronunciato deve riguardare fatti non veri;
- la comunicazione deve avvenire in presenza di più persone;
- l’offesa deve essere diretta ad un soggetto individuato o facilmente individuabile;
- è indifferente la presenza o l’assenza della persona offesa.
Il reato di ingiuria
Il reato di ingiuria è stato depenalizzato con il D.Lgs. 15.01.2016 n. 7, pertanto, le condotte commesse dopo il gennaio 2016 non sono più reato.
Tuttavia, esse restano un illecito civile.
Infatti, coloro che pongono in essere la condotta prevista dall’abrogato articolo 594 c.p.sono puniti con una sanzione civile verso lo Stato, di importo compreso tra 200 e 12.000 euro, devoluti alla Cassa delle ammende.
L’art. 594 c.p. prevedeva:
Chiunque offende l’onore o il decoro di una persona presente è punito con la reclusione fino a sei mesi o con la multa fino a euro 516.
La differenza sostanziale con il successivo art. 595 c.p., ovvero la Diffamazione, consisteva proprio nella presenza o meno della persona offesa.
Con l’abrogazione del reato di ingiuria, questa differenza é diventata irrilevante.
La notizia di reato
In Italia ogni procedimento ha origine da una notizia di reato.
Questa viene comunicata all’Ufficio della Procura della Repubblica perchè vengano svolte indagini.
É chiaro che la falsificazione dei presupposti iniziali da cui partono poi le indagini ha delle conseguenze sul corretto svolgimento dell’attività giudiziaria.
Cosa succede se le indagini vengono svolte per accertare fatti inesistenti o nei confronti di soggetti innocenti?
Il reato di calunnia
L’art. 368 del codice penale recita:
Chiunque, con denuncia, querela, richiesta o istanza, anche se anonima o sotto falso nome, diretta all’Autorità giudiziaria o ad un’altra Autorità che a quella abbia obbligo di riferirne o alla Corte penale internazionale, incolpa di un reato taluno che egli sa innocente, ovvero simula a carico di lui le tracce di un reato, è punito con la reclusione da due a sei anni.
Abbiamo già avuto modo di analizzare la differenza tra denuncia e querela in un precedente articolo.
Perchè vi sia reato, però, la Cassazione ha stabilito che il termine “denunzia” debba essere inteso in senso non tecnico, comprendendo ogni informazione data dall’agente, avente per oggetto un fatto immaginario che contiene gli elementi di reato.
La calunnia ha natura di reato di pericolo.
Questo significa che è sufficiente l’idoneità della simulazione a determinare la possibilità che inizi un procedimento penale.
Non è infatti necessario che il procedimento penale effettivamente inizi, ma che la condotta posta in essere sia idonea a produrre un’attività degli inquirenti per accertare il fatto denunciato.
Vi è solo un caso in cui la condotta può non assumere rilevanza penale: contatta il nostro Studio per scoprire quale.
La simulazione di reato
L’art. 367 del codice penale recita:
Chiunque, con denuncia, querela, richiesta o istanza, anche se anonima o sotto falso nome, diretta all’Autorità giudiziaria o ad un’altra Autorità che a quella abbia obbligo di riferirne, afferma falsamente essere avvenuto un reato, ovvero simula le tracce di un reato, in modo che si possa iniziare un procedimento penale per accertarlo, è punito con la reclusione da uno a tre anni.
Il reato di simulazione sembrerebbe molto simile al reato di calunnia.
Si differenzia da quest’ultimo per l’identificazione del soggetto incolpato: in caso di simulazione si incolpa un soggetto non identificato o non facilmente identificabile.
Ed infatti, la Procura iscriverà la notizia di reato contro ignoti.
Il reato di autocalunnia
Vi è anche un’ultima ipotesi di alterazione della notizia di reato: l’autocalunnia.
Sembrerebbe che l’unica differenza tra questo reato e la calunnia sia il soggetto a cui viene falsamente attribuito il reato: una terza persona oppure se stessi.
Anche i beni tutelati sono diversi. Se nella calunnia vi è anche l’interesse del soggetto incolpato a non essere vittima di una condanna ingiusta, in caso di autocalunnia questo non accade.
Per avere autocalunnia è possibile incriminare tutte quelle condotte idonee a dare avvio ad un procedimento penale, indipendentemente dall’esito finale che esso avrà.
Processo Johnny Depp- Amber Heard: il fatto commesso in Italia
Le norme analizzate ci portano quindi ad affermare, qualora Heard avesse falsamente accusato Depp, l’attore avrebbe potuto denunciare la ex moglie per calunnia e non per diffamazione, come avvenuto negli Stati Uniti.